Il tempo lo si può misurare soltanto in maniera indiretta, e il susseguirsi di una sequenza di movimenti, spostamenti, modifiche, su corpi, oggetti, paesaggi, lascia la sensazione dello scorrere di questa forza invisibile. Significativa appare la ricerca di molti artisti contemporanei che nel loro lavoro hanno provato non a rappresentare ma a presentare il tempo: osservandolo, marcando, sospendendo, condensando, o allungando il suo flusso.
Tra i protagonisti più significativi del movimento dell’Arte Povera tra gli anni Sessanta e Settanta, GIUSEPPE PENONE ha riportato il rapporto tra uomo e natura al centro della ricerca artistica contemporanea. I temi trattati più frequentemente nelle sue opere sono la crescita degli organismi vegetali come fossero plasmati dal tempo, la distinzione tra identità e identicità e il concetto di impronta come confine tra interno ed esterno, tra corpo e natura.
Il rapporto tra vuoti e pieni è, in sostanza, un processo di modificazione, una metafora che rimanda ulteriormente allo scorrere del tempo e all’alternarsi dei cicli della natura. Il presente che dunque agisce sul passato, oppure lo scava per portarlo a galla: l’azione di Penone è simbolo del tempo che scorre. Il tempo che rende fluido e plasmabile la materia naturale e che veicola l’idea di un’equivalenza tra azione dell’uomo e azione della natura.
Penone scrive: “Gli alberi ci appaiono solidi, ma se li osserviamo attraverso il tempo, nella loro crescita, diventano una materia fluida e plasmabile”, Il tempo dimostra chiaramente l’inesistenza di una divisione tra uomo e natura, tra attività dell’uomo e attività della natura. Il fattore del tempo è indispensabile per queste opere, dove il tempo della vita vegetale e il tempo della vita umana sono in stretta relazione. Le opere si sviluppano in un tempo riferibile ai processi naturali, ai tempi geologici, infiniti.
Ancora Penone riguardo il tempo nel suo lavoro dichiara: “Già nei miei primi lavori prendevo in considerazione la crescita dell’albero come una proiezione nei confronti del futuro. Il tempo va tenuto presente in ogni opera visiva, se non altro per far sì che essa abbia una durata, che non è soltanto una qualità che fa piacere al mercato, ma che è legata al senso stesso del lavoro. Se si scrive un libro, questo viene diffuso attraverso le edizioni presenti e future e conserva tutte le sue parti. Se si fa musica, può essere immediatamente diffusa. La scultura occupa uno spazio fisico che costringe le persone a spostarsi dai loro rispettivi spazi per vedere l’opera e per fare ciò c’è bisogno di molto tempo. Per essere vista da milioni di persone l’opera deve avere una resistenza fisica. In tal senso diventa assai importante il problema del materiale e della sua durata.”