DI PAOLO GUGLIELMI…diario speciale da Roma a Istanbul
(photo credits of the author of the article)
Tutti noi abbiamo sentito almeno una volta parlare di turismo sostenibile sui media. Ci spiegano che questo tipo di turismo non danneggia l’ambiente e produce reddito a lungo termine per le popolazioni locali sfruttando in maniera “rispettosa” le risorse naturali del territorio.
Tutto ciò si contrappone nettamente a quello che viene definito “turismo di massa” ossia uno sfruttamento intenso del territorio con strutture ricettive permanenti che occupano una vasta porzione delle aree interessate, con investimenti a breve termine ed un’affluenza enorme di pubblico.
Abbiamo esempi di turismo di massa in tutti i paesi del Mediterraneo e del Mondo, soprattutto lungo le coste. Basti pensare alla costa Adriatica in Italia, alla Costa Azzurra in Francia, a quasi tutta la costa Spagnola mediterranea isole Baleari comprese, alla costa tra Antalya ed Alanya in Turchia, solo per citare alcuni esempi vicini a noi.
Ma voi conoscete o avete mai sentito parlare di esempi realizzati di turismo sostenibile “rilevanti” (con ricettività di almeno 5-10 mila posti letto) nell’area Mediterranea?
Ve ne presento uno che ho contribuito a realizzare con immenso orgoglio: il caso di Çıralı, in provincia di Antalya.
1993, ufficio del WWF Programma Mediterraneo a Roma. Sono in riunione e dalla segreteria mi chiamano con eccitazione. “Corri al telefono che ti vogliono da Washington! È la Banca Mondiale!”. Mi precipito. “Your Çıralı project in Turkey has been approved for 100.000 USD”. Colpo al cuore. Iniziava così questa stupenda avventura.
Çıralı era allora letteralmente l’ultima spiaggia rimasta pressoché intatta della zona. Quattro chilometri di pura bellezza: montagne a picco sul mare, foreste, fiumi, lagune, mare, isole, siti archeologici e, come fiore all’occhiello, tartarughe marine e foche monache. Insomma tutto il meglio del repertorio che il Mediterraneo può offrire. La piccola comunità residente di circa 500 abitanti stava per cedere alle lusinghe di potenti consorzi di investitori e vendere le loro proprietà per permettergli di costruire 4 o 5 alberghi di super lusso stile Antalya, Kemer o Belek.
Ero andato a Washington come legato del WWF con la manina tesa a chiedere aiuto per fermare lo scempio incombente. Qualche rara volta, con congiunture astrali particolari, succede che qualcuno ti ascolti. Ed ecco che quei 100.000 dollari benedetti servono a convincere le famiglie di Çıralı a fidarsi di noi e non vendere, con la promessa di ottenere permessi per costruire piccole pensioni. Ci sono voluti 10 anni per arrivare al piano di sviluppo approvato dal Governo, tanti altri progetti con finanziamenti importanti della Comunità Europea e tantissimo impegno dei colleghi del WWF Turchia, entrati a far parte della comunità locale per sostenere il progetto efficacemente.
Çıralı oggi: oltre 10.000 posti letto in piccole pensioni invisibili dal mare e immerse in giardini di aranci e limoni. Ristorazione con prodotti locali da agricoltura biologica e organica. Spiaggia intatta con una media di una trentina di nidi di tartarughe all’anno. Un’associazione di volontari locali che protegge la spiaggia. Famiglie contente che vendono le camere al doppio o triplo degli hotel di lusso di Antalya. Turisti da tutto il mondo entusiasti e con alto livello di fedeltà.
Il turismo sostenibile è possibile…!!!