Riconosciuta come una delle più importanti Orchestre classiche di tutta l’Asia, il 05 marzo scorso si è esibita, alla sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, la Philarmonic orchestra di Hong Kong sotto la “bacchetta” dello straordinario Jaap Van Zweden, svedese che dal 2012 dirige l’orchestra e che la accompagna per l’ultima volta in questo tour europeo per i festeggiamenti dei cinquant’anni dalla nascita.
Zweden, che negli ultimi quattro anni ha portato la HK PHIL a interpretare la tetralogia dell’Anello dei Nibelunghi di Wagner e a ricevere il premio Gramaphone Orchestra nel 2019, ha emozionato e sorpreso il pubblico proponendo, in apertura, come novità assoluta per il pubblico italiano, l’esecuzione di un brano inedito: “Asterismal Dance” realizzato da Daniel Lo-Ting- Cheung, uno dei compositori attuali più attivi di Hong Kong. Il brano di apertura, che poco aveva a che fare con la musica classica, era costituito di materiali sonori ben calibrati che hanno incuriosito l’orecchio degli spettatori coinvolgendo le diverse sezioni dell’orchestra in una danza vivace e briosa: archi, legni, ottoni, percussioni ed arpa si sono alternati a ritmi veloci e divertenti offrendo ampi e diversi spunti di immaginazione che si sono spinti fino alla galassia. L’entusiasmo del pubblico è stato testimoniato da un applauso protrattosi per svariati minuti.
Poche battute di silenzio, l’intensità della concentrazione si è percepita nell’aria, una mano destra si è alzata e giù, il primo tocco sul tasto bianco del pianoforte. La mano destra era quella di Alexandre Kantarow, giovanissimo pianista francese che a soli 22 anni ha già vinto il premio del Concorso Ciajkovskij. Il solista francese ha eseguito una Rapsodia di Rachmaninov su un tema di Paganini con espressività trascinante, il pianoforte ha trovato la sua massima esaltazione facendo scivolare il pubblico nella atmosfera post-romantica tipica del compositore Russo. Protagonista indiscusso della prima parte del concerto, il bellissimo pianoforte di Kantarow ha raggiunto la sua nota più alta alla diciottesima variazione in chiusura a cui è seguita, inevitabile, la standing ovation del pubblico romano.
Il pianoforte a questo punto è uscito di scena per introdurre la seconda parte di un concerto dove Zweden, invece di proporre brani noti, ha preferito osare confermando la propria statura di interprete capace di spaziare in equilibrio anche sulla complessità di Mahler.
Magistralmente, ha proposto infatti un brano facile anche per i più preparati: il “Titano” Sinfonia n.1, un’opera già innovativa ai tempi di Mahler e dai complessi contenuti che rompevano gli schemi del passato. Zweden ed i musicisti della HK Phil hanno così offerto all’ascolto un mondo sonoro in cui ancora una volta le sezioni dell’orchestra si sono esibite in movimenti vivaci e veloci proiettando il pubblico in una dimensione in cui sembrano germogliare semi, crescere alberi ed erigersi impervie montagne, tra le quali l’uomo, in un “fiume sinfonico” sempre rinnovato, riflette sul perenne conflitto tra idealismo e realtà.
La sala Sinopoli esplode in calorosi applausi ed il bis è d’obbligo.
La lezione musicale di Zweden, indimenticabile, ci lascia tutti in piedi ad applaudire.