Nuovi intellettuali cercasi

DI ROBERTA MELASECCA

Ormai è da tempo che assistiamo alla scomparsa di quella generazione nata negli anni ’40, all’alba della seconda guerra mondiale, una generazione di intellettuali, di artisti, di scienziati che ha determinato la realtà in cui viviamo oggi. Alcuni prematuramente, alcuni per raggiungimento dell’età naturale, di quella fine del periodo che ci è concesso su questa terra. Una generazione che ha apportato significativi progressi in vari settori della cultura, intellettuali a cui ognuno di noi è ed è stato affezionato e che ha pertanto prodotto anche un cambiamento nelle nostre stesse vite personali. Penso a Emanuele Severino, Gianni Vattimo, Jean-Luc Nancy, Remo Bodei, Marc Augé, ma anche Germano Celant, Riccardo Dalisi, Andrea Camilleri, Richard Rogers e tanti, tanti altri in una lista che sembrerebbe infinita. Oggi è il turno di Richard Serra, maestro del Minimalismo.

Uomini e donne della stessa età dei miei genitori: se ne va e se ne sta andando una intera generazione. Ed io mi domando: siamo riusciti, noi della generazione successiva, a prendere il testimone? Siamo noi una nuova generazione di intellettuali destinati a dare un significativo contributo alla società, considerato che tra circa trenta anni anche noi saremo destinati a sparire? Oppure abbiamo desistito, abbiamo gettato i panni dell’’intellettuale’, affranti dalla confusione, dalla fragilità, dalla liquidità della nostra vita e di quelle che ci circondano e ci siamo invece rifugiati nella più semplice figura di opinionisti ed influencer?

Me lo domando ogni giorno in cui leggo un libro di filosofia o di sociologia o di antropologia, di letteratura, di poesia o di critica d’arte e d’architettura. Me lo domando in ogni singolo istante in cui decido di pubblicare un post su Facebook o su Instagram o di trascorrere un po’ del mio tempo prezioso su questi social dove tutto sembra fugace, passeggero, impermanente, quando la terza guerra mondiale è alle porte, nell’assoluta mia e nostra indifferenza. Me lo domando tutte le volte in cui non riesco a confrontarmi sui temi che mi stanno più a cuore; me lo domando tutte le volte in cui vado a vedere una mostra ed invece di discorrere sulle opere esposte, bevo solo e solamente un bicchiere di vino. Me lo domando tutte le volte in cui osservo i miei figli e penso a cosa sto lasciando loro, se ho la stessa capacità di tramandare i miei saperi e quale la natura di tali saperi. Me lo domando tutte le volte in cui non colgo l’opportunità che mi è stata consegnata.

Di certo non voglio fare del mio presente e del mio futuro un amarcord, consapevole comunque che il passato insito in me, quello affidatomi dalla generazione che mi ha preceduta, in me rimane e fonda la mia vita. Ma come trasformarla in una luce che semplicemente non rappresenti bagliore di cosa morta ed incarnarla in un percorso da costruire? In questo momento non possiedo la risposta ma so che forse è venuto il tempo di osare, di pretendere da noi stessi un po’ di più, è tempo di esigere da me stessa qualcosa che ancora non conosco.

È tempo di essere noi la nuova generazione di intellettuali, quella che non più si accontenta di trascorrere la propria vita ciondolando tra una foto e un video, tra un commento scritto e l’altro perso, mentre fuori non cadono più stelle ma bombe.

 

Immagini: Le sculture in mezzo al deserto del Qatar di Richard Serra
Fonte https://www.collater.al/sculture-qatar-deserto-richard-serra/

 

Biografia Richard Serra
Fonte Enciclopedia Treccani
https://www.treccani.it/enciclopedia/richard-serra_(Enciclopedia-Italiana)/

Scultore statunitense, nato a San Francisco il 2 novembre 1939. Conclusi gli studi presso la University of California di Santa Barbara alla quale si era mantenuto lavorando come operaio in un’acciaieria, frequentò la Yale University (1961-64), dove, in contatto in particolare con J. Albers, s’interessò alle ricerche sulle interazioni cromatiche. Recatosi in Europa grazie a una borsa di studio, dal 1964 al 1966 S. visse prevalentemente tra Parigi e Roma accostandosi alle contemporanee esperienze della pop art e dell’arte povera; nel 1966 presentò le sue opere (serie di gabbie contenenti animali vivi e impagliati) in una prima mostra personale allestita dalla galleria romana ”La Salita”. Tra il 1967 e il 1969, stabilitosi definitivamente a New York, S. lavorò a contatto con R. Smithson, R. Morris e con altri esponenti del West Coast antiform group, svolgendo le tappe più significative della sua ricerca gradualmente orientata a un maggior rigore formale.

Accanto ai diversi filmati, paradigmatici delle riflessioni teoriche e del percorso artistico di quegli anni (Hands tied, 1968; Hand catching lead, 1968), S. elaborò opere dirette a indagare le potenzialità espressive offerte dalla materia e le tensioni latenti di materiali eterogenei: opere in gomma, fibra di vetro e neon (Plinths, 1967, Parigi, Musée National d’Art Moderne; God is a loving father, 1967, Colonia, Museum Ludwig; Untitled, 1969, New York, coll. J. Johns); la serie Splash pieces consiste in colate di piombo fuso disposte orizzontalmente sul pavimento (Casting, 1969, New York, Leo Castelli Gallery, distrutta) o in ammassi di solidi geometrici in legno, piombo, acciaio e pietra (Cutting device: Base plate measure, 1969, New York, Museum of Modern Art); infine la serie Prop pieces (Prop, 1968, New York, Withney Museum; Shovel plate prop, 1969, Londra, Tate Gallery; 5:30, 1969, Parigi, Musée National d’Art Moderne), grandi lastre e tubolari in metallo assemblati in composizioni dagli equilibri in apparenza precari, che anticipano le soluzioni successive.

Esponente di rilievo del minimalismo, negli anni Settanta, oltre alla serie dei disegni di grande formato, a pastello o a carboncino, nelle quali vengono riproposte le monolitiche forme delle sue sculture (Heir, 1973, New York, Museum of Modern Art), S. propose nuove serie di opere destinate all’aperto che attestano un diverso orientamento della sua ricerca. Volgendosi all’analisi delle possibili interazioni tra spazio e volume, l’artista espande il progetto creativo all’ambito architettonico e paesaggistico nel tentativo d’instaurare un rapporto, talvolta di violento contrasto, tra l’opera d’arte e l’ambiente circostante secondo un programma di ricerca che diverrà costante del suo lavoro (Shift, 1970-72, King City, Canada; Sigth Point, 1971-75, Amsterdam, Stedelijk Museum; Slat, 1979-83, Parigi, La Défense). Archi e strutture primarie di dimensioni monumentali, generalmente in piombo o in acciaio, rielaborate in numerose varianti, ciascuna specificamente progettata per una precisa collocazione ambientale, caratterizzano infatti anche la produzione dell’ultimo decennio (Clara Clara, 1983, Parigi, Place Choisy; La Palmera, 1982-84, Barcellona, La Verneda; Afangar, 1990, Videy, Islanda; Stacks, 1990, New Haven, Yale University) che tuttavia si differenzia dalle soluzioni precedenti per la moltiplicazione dell’opera in due o più elementi identici, spazialmente tra loro contrapposti. Le opere di S. sono state presentate in numerose rassegne personali e collettive: Documenta 5, 1972, Kassel; Drawings, 1971-1977, 1977, Amsterdam, Stedelijk Museum; Sculpture, Films 1966-1978, 1979, Staatliche Kunsthalle, Baden-Baden; Biennale di Venezia, 1981; Richard Serra, Parigi, 1983, Musée National d’Art Moderne; Sculpture, 1986, New York, Museum of Modern Art; Documenta 8, 1987, Kassel; Weight and Measure, 1992, Londra, Tate Gallery; Running Arcs, 1992, Düsseldorf, Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen. Vedi tav. f.t.

Bibl.: R. Krauss, Richard Serra: Sculpture redrawn, in Artforum, maggio 1972; J.A. Thwaites, Working out: The work of Richard Serra, in Art and Artists, marzo 1974; C. Weyergraf, Richard Serra: Interviews 1970-1980, New York 1980; M. Hammacher, Modern sculpture: Tradition and innovation, ivi 1988; Serra le révolté, in Connaissance des Arts, gennaio 1990; Richard Serra: Drawings/Zeichnungen 1969/1990, catalogo ragionato a cura di H. Janssen, Berna 1990; The destruction of tilted arc: documents, a cura di C. Weyergraf-Serra e M. Buskirk, Cambridge (Mass.) 1991; R. Serra, Writings/Interviews, Chicago 1994. Cataloghi di mostre: C. Weyergraf, M. Imdahl e altri, Richard Serra: Works 66-77, Tubinga, Baden-Baden 1977-78; Y.A. Bois, R. Krauss, A. Pacquement, Richard Serra, Parigi 1983; R.E. Krauss, Richard Serra. Sculpture, New York 1986; A. Zweite, Richard Serra. Running arcs (for John Cage), Düsseldorf 1992.

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