A due anni dalla partenza di Riccardo Dalisi, il 9 aprile 2022, voglio riproporre questo ricordo. Perchè nella nostra piccola ed esile vita esistono dei fili che collegano le ere e i tempi, le generazioni e gli incontri, gli uomini e le donne, tutti quelli che credono nel potere dell’arte, tutti quelli che credono in mondi altri all’interno dei viventi. Mentre la sera mi accompagnava con riflessioni sulla vita e sulla morte, sulla fiducia e sull’amore, sulla necessità di essere un corpo e flusso unico di arte, amore e vita, la notte mi sconvolgeva con sonni e sogni deliranti, tra dolori intensi e impossibilità di urlare. E, nel delirio, l’immagine di una realtà senza confini, di una casa senza mura, di un amore senza convenzioni, di una libertà senza condizionamenti, una dichiarazione d’amore. Perchè chi sogna vince.
Ci lasci la poesia, Riccardo Dalisi
Non muore con te la poesia, caro Maestro, ora che ci lasci in questi tempi in cui è difficile immaginare il futuro, tu che nei tuoi semi di laboratorio affermavi che «si può tranquillamente parlare di architettura, di design, di arte, di decorazione e, perché no, di poesia partendo da ciò che diciamo “tecnica”, che nient’altro è se non un aspetto saliente, un momento fondamentale di ogni attività umana».
Riccardo Dalisi ci lascia la sua poesia, ci lascia la possibilità di sognare ed immaginare giochi di vita e favole di ora. Ci lascia la consapevolezza che l’architettura e l’arte possono e devono sempre contenere quella dimensione capace di trasformare le società, anche e soprattutto quelle più fragili, quelle che hanno perso i sogni.
Ci lascia uno sguardo, quello sguardo che fa vedere oltre le cose che invece contengono, già in stato primordiale, significati inediti in un tempo inedito. Come affermava Achille Bonito Oliva nel testo La sensibilità armata (1977): «Egli ha compiuto l’attraversamento dell’architettura colta, per approdare in un campo in cui le istanze e le spinte sono un nodo inestricabile, in cui la creatività incrocia sempre la lotta per la sopravvivenza, in cui il manufatto architettonico perde la propria splendente impersonalità per assumere la forza soggettiva del calco, del lavoro artigianale».
Dalla Caffettiera napoletana ai progetti per il Rione Traiano, alla Global Tools fino al design ultrapoverissimo, i personaggi fantastici, mistici, mitici e sacri di Riccardo Dalisi popolano il nostro immaginario di sempre e ci offrono una speranza.
Dietro all’inevitabile della vita possiamo sempre sorridere di noi stessi all’interno di uno spazio nostro, umano, natura naturans, dove non esistono i confini, perchè la vita non contempla confini – il confine è solo una tappa, un motivo per essere scavalcato – perchè chi sogna vince.
«In fondo l’arte è forse un concedersi delle possibilità che adesso non siamo in grado di vedere, una progressione verso un futuro felice». (Riccardo Dalisi, maggio 2019)
Dalla mostra Riccardo Dalisi – Forma Intervallo Spazio, a cura di Manuel Canelles – 6 – 28 maggio 2021 Centro Trevi – Bolzano
Riccardo Dalisi, un film di Emanuele Piccardo