È il tempo della poesia, afferma Franco Arminio nella nota di presentazione del Padiglione Venezia alla 60° Esposizione Internazionale d’Arte: «È ora di ricominciare dallo sguardo, dalla parola che tutte le altre porta via, è il tempo della poesia. La poesia intesa come preghiera per ritrovarci assieme nella casa del mondo».
È il tempo della poesia, quella piccola, fragile, derelitta, quella che costruisce la realtà intima e domestica, una casa di foglie, un spazio tra gli alberi, quella che trovi per la strada, che ti ferma nel tuo andare, inevitabile, intrisa di sangue e colore, apparentemente indifferente, schietta e vera e cruda e libera. Quella che sorge dall’ardore, trasformata in carne ed ossa dal dolore, dall’alienazione, dalla confusione, dal martirio, dall’abbandono, dall’impossibilità di sapere e conoscere, dalla necessità di sapere e conoscere, dal riconoscimento del proprio essere errante di fiume in fiume, di mare in mare, di terra in terra. Se non mi salveranno l’arte e la bellezza, mi salverà la poesia – un giorno dissi mentre vagavo per le strade di Roma. Ed improvvisamente la mia anima migrante si sentì a casa, si riconobbe a casa, uno spazio artefatto, quella curiosa cucina del reale che mescola ingredienti ad immagine di noi, quella strana operazione alchemica in cui spostiamo noi stessi per produrre felicità, come la definisce Emanuele Coccia. Possiamo finalmente togliere gli abiti della terra ed essere sempre e continuamente stranieri, ovunque siamo, ovunque andiamo, perchè è la poesia a generare la casa o, meglio, siamo noi la poesia che genera la casa dentro e fuori la realtà che viviamo, che esperiamo, che plasmiamo.
Entrare, quindi, nel Padiglione Venezia è fare l’esperienza della casa, delle case costruite dalle poesie incarnate in immagini, in sostanze, in corpi, in tragitti e percorsi con in mano un prezioso e sacro viatico.
Ce lo consegna Pietro Ruffo con l’installazione L’immagine del mondo: una casa del sapere che fonde uomo e natura quali testimoni di unica essenza familiare. Volendo ricreare l’atmosfera della Biblioteca Marciana di Venezia, Ruffo realizza una grande libreria – “The Woodland’s Archives” – dove i libri sono rotoli di carta sui quali l’artista disegna una foresta vergine ed incontaminata dal passaggio dell’uomo; un Globo Celeste – “Constellation Globe” – dove sono rappresentate le costellazioni descritte nella mitologia greca e un Globo Terrestre – “Migration Globe” – dove è possibile scorgere i flussi migratori sempre esistiti dimostrando che il mondo è sempre stato abitato e percorso da milioni e milioni di stranieri ovunque.
Ce lo consegna Safet Zec, artista bosniaco ma italiano di adozione dal 1992, da quando fu accolto dalla città di Venezia dopo essere fuggito dagli orrori della guerra: Zec ci dona uno spazio domestico, affettivo, lirico, sacro e non solo per l’installazione del suo studio in uno degli spazi del Padiglione, ma per la gamma infinita dei sentimenti ed emozioni che la sua pittura suscita, scuotendoci dal torpore del giorno e della notte. Una carne viva, una carne sacra, come afferma Tomaso Montanari: le opere di Safet Zec ci conducono in ambiti misteriosi di cui riconosciamo la pelle, riconosciamo le vene, riconosciamo le ossa, perchè nostre.
Ce lo consegnano anche i giovani artisti scelti a rappresentare il complesso e stratificato mondo veneziano e vincitori del Concorso “Artefici del Nostro Tempo”: Thuy Linh Duong, Hasti, Ilaria Bellomo, Filippo Lucaroni, Yi Li, Francesca Maroni, Cecilia Cocco; così come i due giovani dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, Gaia Agostini e Besnik Lushtaku e l’opera di Vittorio Marella, pittore veneziano emergente.
Uscendo dal Padiglione Venezia, così come da altri Padiglioni Nazionali che abbiamo visitato, appare chiara l’intenzione di questa Biennale Arte 2024. Non vi diremo, tuttavia, quanto abbiamo scoperto: attendiamo anche la vostra visita e ci incontreremo nella poesia.
INFO
Padiglione Venezia
Sestante domestico
60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
20.04 – 24.11.2024
Giardini, Venezia
Commissario: Maurizio Carlin
Curatore: Giovanna Zabotti
Artisti: Safet Zec, Pietro Ruffo, Vittorio Marella, Franco Arminio
Con la partecipazione di Accademia di Belle Arti di Venezia (Gaia Agostini – Besnik Lushtaku); i sette vincitori del concorso del Comune di Venezia “Artefici del Nostro Tempo”
Cartella stampa:
https://drive.google.com/drive/mobile/folders/1zK2t_Ami8tn8D6QpQEpmjWJHTj9cjPhH?pli=1
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