World Press Photo 2024

DI ROSA MARIA ZITO

La World Press Photo 2024 presenta in anteprima nazionale le foto vincitrici del prestigioso contest di fotogiornalismo che dal 1955 premia ogni anno i migliori fotografi professionisti contribuendo a costruire la storia del giornalismo visivo mondiale.

Nella 67ma mostra WPP, dal 9 maggio al 9 giugno a Palazzo Esposizioni di Roma, ci si attenderebbe di trovare un riflesso di un mondo in miglioramento, dove le problematiche globali, dalle devastanti guerre ai disordini politici, dalle crisi climatiche al flusso di migranti in cerca di sicurezza, fino alla discriminazione di genere e alle sfide della malattia, mostrano segni di riduzione. Tuttavia, la realtà dipinta è ben diversa.

Le condizioni delle crisi climatiche sembrano stagnare, se non addirittura estendersi, mentre i conflitti armati non mutano nella loro natura, ma piuttosto nella loro localizzazione o nell’aggiunta di nuovi scenari di guerra. Questo è ciò che emerge dalle fotografie esposte, come quella di Mohammed Salem, che ritrae una donna palestinese che stringe il corpo senza vita della nipote, vittima di un attacco israeliano a Gaza.

Julia Kochetova, con il suo progetto che fonde immagini fotografiche, poesia, audio e musica, offre uno sguardo intimo sulla quotidianità della guerra, mentre Lee-Ann Olwage documenta la realtà struggente di chi convive con la demenza, mostrando la bellezza e la resilienza dei legami familiari, in luoghi come Madagascar dove il sostegno è spesso scarso.

Il lavoro di Alejandro Cegarra, invece, porta l’attenzione sulle politiche di immigrazione e di confine, evidenziando le difficoltà e i pericoli affrontati dai migranti in cerca di una vita migliore, mentre Mackenzie Calle solleva la questione dell’esclusione degli astronauti LGBTQI+ dagli ambiti spaziali americani.

Questi fotografi, con sensibilità e forza, ci presentano una realtà spesso triste e scomoda, invitandoci a riflettere sull’importanza del fotogiornalismo nel portare alla luce tutte le sfumature della vita contemporanea. Resta solo da riflettere sulle parole di Albert Einstein: “Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi”.

Per questa 67ª edizione, le giurie globali e regionali formate da esperti internazionali hanno esaminato 61.062 fotografie e progetti inviati da 3.851 fotografi di 130 Paesi. I nomi dei quattro vincitori globali dell’edizione 2024, selezionati tra i 24 vincitori regionali.

  • A vincere il World Press Photo of the Year è stato il palestinese Mohammed Salem con la foto Una donna palestinese stringe il corpo di sua nipote. Scattata il 17 ottobre 2023 nell’obitorio dell’ospedale Nasser, l’immagine ritrae una donna palestinese Inas Abu Maamar (36 anni) mentre culla il corpo di sua nipote Saly (5 anni) rimasta uccisa, insieme ad altri quattro membri della famiglia, quando un missile israeliano colpì la loro casa a Khan Younis, Gaza. Mohammed Salem descrive questa foto come un “momento forte e triste che riassume il significato più ampio di quanto stava accadendo nella Striscia di Gaza”.
  • Il premio World Press Photo Story of the Year è stato assegnato alla fotografa Lee-Ann Olwage di Geo per il progetto Valim-babena ambientato in Madagascar. Gli scatti documentano la vita di Paul Rakotozandriny, “Dada Paul” (91 anni) che convive con la demenza da 11 anni ed è assistito da sua figlia Fara Rafaraniriana (41 anni). In Madagascar la mancanza di sensibilizzazione del pubblico riguardo la demenza fa sì che le persone che mostrano sintomi di perdita di memoria siano spesso stigmatizzate. La storia di Fara e Dada Paul ben rappresenta il principio del valim-babena: il dovere dei figli adulti di aiutare i propri genitori. In malgascio è considerata come un’espressione d’amore, la restituzione di un debito morale per la cura che i genitori dedicano alla crescita dei figli.
  • l venezuelano Alejandro Cegarra, The New York Times/Bloomberg, si è aggiudicato il premio World Press Photo Long-Term Project con il lavoro I due muri. Dal 2019, il Messico si è trasformato da un Paese che accoglieva migranti e richiedenti asilo al confine meridionale a un Paese che applica rigide politiche di immigrazione molto simili a quelle degli Stati Uniti. L’immigrazione e le politiche estere adottate dalle diverse amministrazioni statunitensi, i protocolli COVID-19 e i tumulti politici ed economici nel Centro e Sud America concorrono alla crisi in atto ai confini del Messico. Questi elementi espongono le famiglie di migranti nelle città di confine a violenza, a corruzione e condizioni precarie. Forte della propria
    esperienza di migrazione, dal Venezuela al Messico nel 2017, il fotografo Alejandro Cegarra ha avviato questo progetto nel 2018 per documentare la situazione di queste comunità di migranti profondamente vulnerabili e mettere in luce, con rispetto e sensibilità, la loro resilienza.
  • Il World Press Photo Open Format Award è andato a Julia Kochetova con La guerra è intima, un’opera che intreccia immagini fotografiche con poesia, clip audio e musica. La fotografa ucraina ha realizzato un sito web che unisce il fotogiornalismo con lo stile documentaristico di un diario personale per mostrare al mondo l’esperienza di vivere con la guerra come realtà quotidiana. Il progetto offre non solo uno scorcio intimo sulla vita sotto assedio, ma anche uno sguardo più profondo su come la guerra viene elaborata e su come, nonostante la tragedia, il dolore e il trauma, le esperienze possano essere condivise oltre i confini.

Mostra promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e dall’Azienda Speciale Palaexpo
Ideata dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con 10b Photography

https://www.worldpressphoto.org/

 

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