In occasione dell’evento IOSONOVULNERABILE – fallire è una conquista, arte è amare l’errore, curato da Sergio Mario Illuminato e riconosciuto tra le Buone Pratiche Culturali della Regione Lazio, VULNERARTE MAGAZINE seguirà da tutti i protagonisti di questa straordinaria iniziativa. L’evento, che si terrà dal 3 ottobre al 29 novembre 2024 presso l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi, esplorerà la vulnerabilità umana attraverso una pratica performativa transdisciplinare che unisce artisti e creativi emergenti in un dialogo tra diverse forme espressive.
Intervista a Alessandra Maria Porfidia, Direttrice della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Roberta Melasecca (R M): La partecipazione delle giovani artiste dell’Accademia di Belle Arti di Roma al progetto ‘iosonovulnerabile’ ha messo in luce la vostra visione innovativa della formazione artistica. Come si inserisce questo progetto nella vostra missione educativa?
Alessandra Maria Porfidia (A M P): Il progetto ‘iosonovulnerabile’ rappresenta un’opportunità unica per gli studenti e le studentesse di confrontarsi con tematiche complesse e urgenti della nostra società. Non si tratta solo di sviluppare competenze tecniche, ma di coltivare un dialogo profondo con il mondo che li circonda. Attraverso l’arte, i nostri iscritti non solo esprimono la loro creatività, ma danno voce a un’anima collettiva, un’essenza che riflette e reagisce alle sfide contemporanee. Aggiungo, inoltre, che il tema della vulnerabilità ha trovato spazio come percorso d’arte sensibile in Accademia anche grazie a opportunità immersive di sguardo nei confronti dell’altro, con numerosi laboratori inclusivi svolti durante la formazione. Tra questi, i laboratori sull’inclusione e benessere al Museo Laboratorio della Mente e quelli sulla natura e sostenibilità all’Orto Botanico di Roma sono esempi concreti di come la nostra Accademia integri queste esperienze nel percorso formativo.
R M: In che modo la vostra Scuola di Scultura promuove questa connessione tra tecnica e “anima” nell’arte?
A M P: Credo fermamente che l’arte debba essere animata da una sensibilità che va oltre il semplice fare. Nella nostra Accademia, incoraggiamo gli studenti e le studentesse a non limitarsi all’apprendimento delle tecniche, ma a esplorare ciò che li muove interiormente. L’anima dell’artista si riflette nel gesto, nella scelta dei materiali, nella forma che l’opera assume. Questa dimensione spirituale, o anima, è ciò che dà vita all’opera e la rende significativa per il mondo.
R M: Jonchets è un’installazione che sembra incarnare proprio questa filosofia. Può raccontarci di più su questo lavoro?
A M P: Jonchets, o Sciangai, è un’opera collettiva realizzata da giovani artiste della nostra Accademia. È un’opera che richiama l’idea di non arrendersi di fronte alla complessità del mondo. I 41 bastoncini rappresentano la fragilità e la forza dell’interazione umana. L’opera non è solo un esercizio di abilità tecnica, ma un’esplorazione della connessione tra l’azione creativa e la coscienza critica. Qui l’anima si manifesta nell’abilità di affrontare il caos e trasformarlo in ordine, bellezza e significato.
R M: Come vede il ruolo dell’Accademia nel preparare gli artisti del futuro?
A M P: La nostra missione è formare artisti che siano anche cittadini del mondo, capaci di utilizzare l’arte come strumento di trasformazione sociale. In un contesto globalizzato e in continuo mutamento, è essenziale che gli artisti abbiano una visione ampia, che integri l’anima e la tecnica, la riflessione e l’azione. L’arte non è solo una questione estetica; è un mezzo potente per comprendere e cambiare il mondo.
R M: Qual è l’importanza di progetti come ‘iosonovulnerabile’ per la formazione?
A M P: Progetti come ‘iosonovulnerabile’ offrono agli studenti e alle studentesse un’esperienza immersiva e dinamica, che li sfida a confrontarsi con diverse discipline e culture. Questo tipo di ricerca transdisciplinare non solo arricchisce il loro percorso formativo, ma rafforza la loro capacità di dialogare con il mondo, superando confini nazionali e barriere tra spettatore e opera d’arte. È qui che l’anima dell’artista trova il suo spazio per fiorire e connettersi profondamente con il pubblico e la realtà circostante.
R M: Grazie mille del tempo che ci ha dedicato e ci vediamo a Parigi!
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