Intervista a Giulio Casini, psicologo del cinema, dell’arte e della musica

 

DI ROBERTA MELASECCA

In occasione dell’evento IOSONOVULNERABILE – fallire è una conquista, arte è amare l’errore, curato da Sergio Mario Illuminato e riconosciuto tra le Buone Pratiche Culturali della Regione Lazio, VULNERARTE MAGAZINE seguirà da oggi tutti i protagonisti di questa straordinaria iniziativa. L’evento, che si terrà dal 3 ottobre al 29 novembre 2024 presso l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi, esplorerà la vulnerabilità umana attraverso una pratica performativa transdisciplinare che unisce artisti e creativi emergenti in un dialogo tra diverse forme espressive.

Intervista a Giulio Casini, psicologo del cinema, dell’arte e della musica

Roberta Melasecca (R M): La sua partecipazione al progetto ‘iosonovulnerabile’ si inserisce in un contesto che esplora il rapporto tra tempo, spazio e arte. Come vede questo legame nel suo lavoro come psicologo del cinema e dell’arte?

Giulio Casini (G C): Tempo e spazio sono i confini in cui si svolge la vita. Sono al contempo possibilità e limiti. Nel mio lavoro, esploro come questi concetti influenzino la nostra percezione e la nostra esperienza esistenziale. L’arte e il cinema ci permettono di giocare con questi confini, di ridefinirli e, a volte, di superarli. Il progetto ‘iosonovulnerabile’ mette in scena proprio questa dinamica, invitando a riflettere su come il tempo e lo spazio possano diventare strumenti di trasformazione personale e collettiva.

R M: Sergio Mario Illuminato, attraverso le sue opere, sembra sfidare la percezione convenzionale del tempo e dello spazio. Come interpreta questa dimensione alchemica delle sue creazioni?

G C: Illuminato utilizza l’arte per trasformare il mondo materiale in qualcosa di trascendente. Il suo lavoro con pietre, colori, piante e fuoco richiama l’alchimia, un’antica pratica che mirava a superare i limiti della vita. Questa trasformazione alchemica è visibile nelle sue opere, che spesso appaiono come rovine contemporanee, desiderati ruderi che evocano una connessione tra il presente e il passato. È un dialogo tra ciò che è stato e ciò che è, annullando il tempo che separa queste due dimensioni.

R M: Le rovine e i quadrati ricorrono frequentemente nelle sue descrizioni. Cosa rappresentano per lei in termini psicologici?

G C: Le rovine ci affascinano perché sono testimonianze di un passato che è ancora tangibile nel presente. Psicologicamente rappresentano il desiderio umano di connettersi con ciò che è stato, di trovare una continuità tra passato e presente. Il quadrato, invece, è una forma rassicurante, un limite che definisce uno spazio sicuro. Tuttavia, può essere anche una gabbia, un simbolo della nostra ricerca di protezione e del nostro bisogno di trascendere quei limiti per sentirci vivi.

R M: Nel progetto ‘iosonovulnerabile’, la vulnerabilità è un tema centrale. Come si collega questo concetto al suo lavoro e alla sua visione dell’arte?

G C: La vulnerabilità è intrinseca all’essere umano. L’arte ha il potere di rivelare e trasformare questa vulnerabilità in una testimonianza di vita. Quando abbracciamo le nostre ferite, quando le rendiamo visibili attraverso l’arte, ci rendiamo conto che sono parte della nostra esperienza, e non qualcosa da nascondere. In questo senso, l’arte diventa un atto di amore verso la realtà, come recita la scritta che appare alla fine del film del progetto: “vulnerabile dunque vivo, arte è amare la realtà”.

R M: Il progetto esplora anche la possibilità di uscire dalla “gabbia” del tempo e dello spazio attraverso l’arte. Cosa ne pensa di questa idea?

G C: Credo che l’arte offra una via di fuga simbolica dalla prigione del tempo e dello spazio. È un modo per esplorare nuovi significati, per creare connessioni che altrimenti sembrerebbero impossibili. L’arte ci permette di vedere oltre i limiti apparenti e di immaginare nuove possibilità. È un processo di trasformazione continua, che ci invita a reinterpretare la realtà e a trovare speranza anche nelle situazioni più difficili.

R M: Ti ringrazio, Giulio, per il tempo che ci ha dedicato.

G C: Grazie a voi e à bientôt.

 

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