AI vs Pensiero critico

DI IVO MEJ

Il pensiero critico è come un’avventura in un parco a tema, un biglietto d’ingresso a un labirinto di idee dove ogni angolo nasconde un colpo di scena. Questo labirinto, però, è moderno, virtuale: si chiama internet. È qui, tra post e notifiche, che possiamo imparare a fare quello che ci riesce meno bene: pensarla diversamente da come siamo abituati. Esplorare i punti di vista degli altri, uscire dalla nostra comoda “bolla di conferme” e magari scoprire che avevamo torto, o che c’è molto di più da vedere.

In questa grande avventura non possiamo ignorare la Silicon Valley, una terra tanto concreta quanto mitica, che molti considerano oggi il cuore dell’innovazione globale. Qui nascono gli strumenti che utilizziamo ogni giorno per comunicare, imparare, persino per divertirci. Lo smartphone, i social network, le piattaforme digitali sono ormai compagni inseparabili delle nostre giornate. Eppure, come sempre accade, ogni innovazione tecnologica porta con sé una serie di effetti che vanno ben oltre l’immediatezza dell’uso: sono davvero neutrali queste tecnologie? O ci influenzano in modi che non abbiamo ancora del tutto compreso?

Un esempio emblematico è quello dell’intelligenza artificiale. Oggi ci sembra di aver trovato una specie di “supereroe tecnologico” pronto a risolvere una moltitudine di problemi quotidiani. Ma nel mentre l’AI ci semplifica la vita, ci pone di fronte a domande profonde sulla nostra autonomia e sulla nostra capacità di prendere decisioni indipendenti.

Pensate di svegliarvi e interagire con un assistente virtuale che sembra leggervi nel pensiero, come nel film ‘Her’. A un certo punto, però, questa intelligenza amica, sempre presente e perspicace, potrebbe diventare il nostro interlocutore principale, addirittura l’unico, influenzando il modo in cui vediamo il mondo e, forse, anche noi stessi.

Questo ci porta al grande tema della privacy e dell’autonomia. Oggi viviamo in un’epoca in cui siamo costantemente monitorati, seguiti da algoritmi che sanno di noi più di quanto ci rendiamo conto. E da questo stato di cose emerge l’importanza di un’educazione digitale globale, un’educazione che non si limiti a insegnare come usare la tecnologia, ma anche come farlo con consapevolezza critica.

La scuola, in particolare, deve giocare un ruolo chiave, formando giovani che imparino a gestire i social media come veri professionisti, capaci di riconoscere e affrontare le trappole della dipendenza digitale, esplorando sia le meraviglie sia i rischi dell’online. Questa è la vera sfida educativa del nostro tempo, formare cittadini che sappiano come vivere in armonia con la tecnologia, senza perdere il contatto con la propria umanità e con gli altri.

Il viaggio attraverso il pensiero critico e l’innovazione tecnologica è, in fondo, un invito a riflettere su chi siamo e su come ci rapportiamo con il mondo che ci circonda.

Un esercizio di consapevolezza che passa anche attraverso la lettura di libri di fantascienza, la visione di film come ‘Il mondo dietro di te’ o serie tv come ‘Black Mirror’. In questi racconti distopici, che ci mostrano possibili evoluzioni e rischi del nostro rapporto con la tecnologia, troviamo strumenti preziosi per comprendere il presente e fronteggiare tutto ciò che ci aspetta dietro l’angolo.

 

In copertina: immagine dal film Il mondo dietro di te

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