Intervista a Caroline Zeller

DI IVO MEJ

Intervista a Caroline Zeller* artista visiva e pioniera nell’uso dell’intelligenza artificiale generativa

 

D: Caroline, sei un’artista che da sempre esplora il rapporto tra immagine e creatività. Puoi raccontarci il tuo percorso recente, che ti ha portato a confrontarti con l’intelligenza artificiale?
R: Certamente. Negli ultimi due anni ho intrapreso un viaggio affascinante e complesso nel mondo dell’IA generativa. Tutto è iniziato nel 2022-2023, un periodo in cui queste tecnologie apparivano straordinarie e ricche di potenziale creativo. L’idea di poter trasformare un testo in immagine mi ha subito affascinata: per me, che vengo da una formazione artistica e ho sempre amato il mondo delle immagini e della tipografia, era una nuova frontiera. Ho iniziato a sperimentare con vari strumenti e mi sono concentrata su MidJourney, un’IA nata nel 2022. Questo mi ha permesso di creare opere che, con i mezzi tradizionali, avrebbero richiesto decenni di pratica.

D: Hai citato MidJourney come tuo strumento principale. Come l’hai utilizzata nei tuoi progetti?
R: Uno dei lavori più significativi è stato un progetto per il 25° anniversario di Google, nel 2023. In quell’occasione, ho immaginato come potrebbero evolvere i prossimi venticinque anni dell’azienda, utilizzando l’IA per creare visual completamente nuovi. Ho esplorato anche tecniche a me meno familiari, come il 3D, e mi sono immersa in tematiche legate ai sogni e alle emozioni, cercando di tradurle visivamente attraverso i prompt. È stato un processo liberatorio: ho potuto sperimentare senza i limiti tecnici che spesso caratterizzano i mezzi tradizionali.

D: Un approccio innovativo, quindi. Ma facciamo un passo indietro: qual è stato il tuo percorso artistico prima dell’IA?
R: Ho studiato arte e mi sono specializzata nella relazione tra immagine e testo, con un interesse particolare per la tipografia. Ho lavorato su progetti che spaziano dalla fotografia alla pittura, cercando sempre di esplorare nuove modalità di espressione visiva. La mia curiosità mi ha portata a collaborare con istituzioni prestigiose, come il Palais de Chaillot e l’Opéra di Lione, in progetti che uniscono arti visive e performative. Questo background mi ha preparata ad abbracciare l’IA generativa come una naturale evoluzione del mio linguaggio artistico.

D: Hai parlato delle possibilità dell’IA, ma quali criticità hai incontrato?
R: Le problematiche non mancano, e il mio entusiasmo iniziale si è progressivamente scontrato con dubbi etici e legali. Ad esempio, molti dataset utilizzati per addestrare queste IA includono opere di artisti senza il loro consenso. Inoltre, c’è una questione di trasparenza: le piattaforme come MidJourney raccolgono una grande quantità di dati personali, dai miei prompt ai contenuti generati, e li considerano spesso loro proprietà. Questo solleva interrogativi su chi abbia davvero il controllo sulle creazioni.

D: Hai accennato anche a questioni etiche legate al lavoro nascosto dietro queste tecnologie. Che vuoi dire?
R: È un lato spesso ignorato. Per addestrare e mantenere questi sistemi vengono impiegati lavoratori, spesso in condizioni precarie, che svolgono compiti ripetitivi come la pulizia dei dati o la selezione di immagini. Ho scoperto che in Paesi come il Kenya queste persone vengono pagate pochissimo, anche solo due dollari al giorno. È un sistema che pone seri dubbi sull’etica del modello.

D: Nonostante tutto, hai continuato a lavorare con l’IA. Qual è uno dei tuoi ultimi progetti?
R: Ho realizzato una copertina per un album nato dalla collaborazione tra il Palais de Chaillot e l’Opéra di Lione. Si trattava di un progetto legato a un balletto con danzatori acrobatici, e ho cercato di trasporre visivamente le emozioni dello spettacolo. Lavorare con l’IA mi ha permesso di giocare con le aberrazioni e i dettagli, creando qualcosa di unico.

D: Come vedi il futuro di questa tecnologia per gli artisti?
R: È una risorsa incredibile, ma non priva di rischi. Quando uso una penna, non mi chiedo cosa sa di me, mentre con queste piattaforme è inevitabile porsi domande sulla privacy e sull’utilizzo dei dati. Inoltre, trovo preoccupante l’estetica che spesso emerge da questi strumenti, con visioni transumaniste o distopiche che non mi appartengono. Credo sia necessario un dibattito più ampio per definire limiti e regole etiche, proteggendo al contempo la libertà creativa.

D: Qual è, dunque, la tua conclusione personale?
R: L’IA è uno strumento potente, ma va usato con consapevolezza. Ogni prompt, ogni selezione è un gesto creativo, ed è fondamentale che gli artisti non perdano il controllo sulle loro creazioni. Per me, è una sfida che voglio affrontare, ma con uno sguardo critico e un forte senso di responsabilità.

*Caroline Zeller è un’artista contemporanea con un background nel mondo delle arti visive e della tipografia. Ha collaborato con istituzioni di prestigio e sperimentato tecnologie innovative, diventando una figura di riferimento nel dialogo tra tradizione artistica e nuove frontiere digitali. Attualmente vive e lavora a Lione e questa intervista non è mai stata realizzata, ma creata grazie a una IA e a una conferenza tenuta dalla stessa Zeller.

https://carolinezeller.com/

 

 

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