I Progetti Speciali di Arte In Nuvola 2024: Vis-à-vis. Giuseppe De Nittis e Pino Pascali

DI CLAUDIA QUINTIERI

 

 

Ogni anno la fiera Arte in Nuvola di Roma dedica un padiglione ad una regione italiana: il 2024 vede protagonista la Puglia. In dialogo due artisti all’apparenza completamente diversi: Giuseppe De Nittis, pittore, e Pino Pascali, scultore, scenografo, performer e tanto altro; l’uno nato a Barletta il 25 febbraio 1846, l’altro a Bari il 19 ottobre 1935. Accomunati da una morte in prematura età – De Nittis per un ictus fulminante a 38 anni a Saint-Germain-en-Laye, Pascali in un incidente di moto a 33 anni a Roma -, appartengono rispettivamente alla corrente dell’Impressionismo e a quella dell’Arte Povera in due secoli diversi, l’800 e il ‘900.

Giuseppe De Nittis, avvicinatosi alla corrente dei Macchiaioli nel 1866, nel 1867 si reca a Parigi e riesce ad esporre al Salon nel 1872. Da qui inizia il suo percorso artistico più importante. Aveva la capacità di ritrarre le giovani donne parigine, soprattutto in luoghi aperti, con estrema maestria: da qui l’appellativo di peintre des Parisiennes (pittore delle parigine). Il momento di maggior successo coincise con l’esposizione del 1974, nello studio del fotografo Nadar; è stato insignito, inoltre, della Legion d’onore nell’ambito dell’Esposizione Internazionale parigina nel 1878: insieme a lui, nella corrente impressionista, Giovanni Boldini – unico altro italiano-, Monet, Renoir, per citarne alcuni.

Pino Pascali nasce e cresce in un ambiente già abituato all’arte: la madre, infatti, era cugina degli scultori Armando e Giò Pomodoro. Si diploma al liceo artistico di Napoli; nel 1956 si trasferisce a Roma e si iscrive all’Accademia di Belle Arti dove segue le lezioni di Toti Scialoja. Mentre lavora come scenografo in RAI, inizia la collaborazione con Sandro Lodolo per la creazione di caroselli e spot pubblicitari. Nel 1965 realizza la sua prima personale presso la galleria romana La Tartaruga, mentre l’anno successivo espone alla galleria L’Attico. Amato da galleristi nazionali e internazionali, muore in concomitanza alla sua partecipazione alla Biennale di Venezia dove gli viene riconosciuto postumo il Premio Internazionale per la Scultura. I suoi compagni di strada sono gli artisti dell’Arte Povera come Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Renato Mambor, Cesare Tacchi.

Cosa può accomunare i due artisti? Innanzi tutto la scelta innovativa dei soggetti: De Nittis decide di ritrarre le donne e la vita parigine e londinesi con un approfondimento psicologico e un approccio leggero, mentre Pino Pascali incentra le sue opere sui campi, il mare, la terra e gli animali, per ricordare la sua appartenenza mediterranea. Hanno quindi affrontato, per la prima volta, due tematiche diverse dal passato. De Nittis utilizza la pennellata veloce, le pennellate accostate le une alle altre a formare la figura ed il paesaggio, cifra degli Impressionisti, mentre Pascali usa materiali di recupero come metalli, paglia, corde, o materiali industriali come l’eternit. Sempre due novità nell’uso di “tecnica/materiali”. Infine, un’opposizione: le pennellate di De Nittis sono piene, mentre molte opere di Pascali sono vuote.

In mostra alla Nuvola di Fuksas tre opere: quella centrale di Pascali dal titolo Treno di latta e le due laterali di De Nittis dai titoli Cantiere – Capannoni di una stazione ferroviaria e Incrocio di treni.

Lega queste tre opere, non solo la tematica, ma anche “la velocità espressa dal treno di Pascali e le pennellate veloci di De Nittis”, come dichiara Adriana Polveroni – curatrice della Fiera; mentre l’Assessore alla Cultura della Regione Puglia Viviana Matrangola specifica che “le opere di De Nittis e Pascali presentano una forte carica di sperimentazione, attestata dal rinnovato interesse riservato agli artisti dal pubblico e dalla critica negli ultimi decenni, anche grazie al supporto della Regione Puglia”.

Il progetto è realizzato in collaborazione con la Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” di Barletta e la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, e curato da Adriana Polveroni.

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