La poesia si fa corpo: la mostra di Sara Davidovics da Carlo Gallerati

DI ROBERTA MELASECCA

La poesia è inevitabile. Lei diventa. Si fa carne. Ed è una carne martoriata, incisa, trafitta. Ed è una carne sollevata, elevata, soffusa. Ogni insieme di lettere prende propria vita, decisa e fiera, appare davanti a noi. Si vanta di essere tale perché sa, sa di narrare le esistenze degli altri, le vite di tutti, senza menzogne, senza fraintendimenti, a volte inerme, a volte dissacrante. È così la poesia nelle mani di chi la genera, nelle orecchie di chi la ascolta, negli occhi di chi la osserva, cruda e pura. Profuma di catene, di acque profonde e misteriosi anfratti. Entriamo, stiamo, assaporiamo il momento esatto della nostra creazione, circondati da corpi volanti, galleggianti in acque terse. Ognuno di essi coincide con ogni centimetro della nostra pelle che, se la guardiamo bene, si colora di nero e bianco alternati a silenzi (le parole) quelle che definiscono gli attimi susseguenti di ogni giornata.

Lo sa Sara Davidovics: quelle sue, disegnate a forza sullo strato di sé, quelle più fragili e oneste, hanno subito un movimento di trasferimento e traslazione e sono apparse plasmate, vuote e concave, un nuovo ma simile grembo di madre. In esse lei genera, rigenera e viene lei stessa generata ad ogni tocco, ad ogni sospensione. Ogni elemento racchiude le storie delle proprie generazioni, delle ere che cambiano solo del passaggio del vento che distoglie il pensiero. Vi ritrova le orme di chi verrà dopo, voci di animaletti confusi che ancora non decidono in cosa tramutarsi. Ma non è mera esposizione di corpo, è realizzazione di casa dove abitare, dove per un attimo transitare, lasciandosi attraversare dai vagiti che non abbiamo mai ascoltato nel debole ricordo.

La mostra Limen di Sara Davidovics è luogo esperienziale, un congegno ancestrale per vivere nel presente, e noi che entriamo comprendiamo subito che possiamo tirare ogni parola dal calco secco e nasconderla nel punto più segreto della pancia, quasi rubata, perché ci appartiene inevitabilmente. Stando sotto ai cinque corpi rotanti che incombono sulle teste, ci riscopriamo indipendenti ma mai soli, compagni imprevisti di un viaggio senza andata, di unici e immancabili ritorni che riportano al punto di inizio, quando tutto ha avuto origine ed ogni cosa possiede solo il futuro.

L’artista ci viene incontro e ci offre piccole chiavi di lettura di noi, in evanescenti pannelli in plexiglas: qui dobbiamo chiudere un po’ gli occhi per vedere meglio, la nostra impercettibile vita che si dipana tra le righe. Ed ora possiamo trovare riposo, contenuti nel cofanetto di carta, inediti geni della lampada di racconti di mille notti e una stella.

 

Sara Davidovics (Roma, 1981) è artista e storica dell’arte. Da diversi anni si occupa di intersemiosi tra testo e immagine, arte partecipata, performance. Ha all’attivo diverse collaborazioni nei contesti del digital media e della cryptoart. Suoi testi, sia creativi che teorici, sono apparsi su riviste italiane e straniere. Sue opere e pubblicazioni sono state esposte in numerosi musei e gallerie e sono presenti in collezioni permanenti presso fondazioni, istituti culturali, biblioteche. Dal 2022 gestisce Spazio MODULO, volume espositivo ricavato all’interno del proprio studio.

 

Credits foto: Carlo Gallerati, Sara Davidovics

Sara Davidovics
LIMEN
5 corpi in rotazione
A cura di Cecilia Bello Minciacchi
Galleria Gallerati – Via Apuania, 55 – Roma
Fino a lunedì 3 marzo 2025 (ingresso libero)

Informazioni
info@galleriagallerati.it
www.galleriagallerati.it

G-66PL6CNJ8R