Caravaggio: una luce che fa paura

DI SERGIO MARIO ILLUMINATO

Caravaggio è un mistero. Ogni epoca lo ha raccontato in modo diverso: un genio ribelle, un artista violento, un rivoluzionario della pittura. Oggi il suo nome è ovunque, sulle copertine dei libri, nei film, nelle pubblicità. Ma Caravaggio non era solo un pittore famoso. Era qualcosa di più: un’esplosione di verità.

Molti pensano a Caravaggio per il suo modo di dipingere: il buio profondo, i corpi illuminati da una luce improvvisa, le espressioni intense. Ma questa non era solo una tecnica. Era il suo modo di vedere il mondo. Non voleva rendere le cose più belle, voleva mostrarle per quello che erano: vere, vive, a volte dure da guardare.

Quando tutti imitano un genio, cosa resta della sua arte?

Oggi siamo circondati da immagini. Foto, video, pubblicità, quadri: tutto è pensato per colpire i nostri occhi. Ma questo significa che vediamo davvero?

Nel 1944, due pensatori, Adorno e Horkheimer, dicevano che la cultura era diventata come una fabbrica: tutto veniva prodotto in serie, anche l’arte. Forse è quello che sta succedendo a Caravaggio. Lo vediamo ovunque, ma lo conosciamo davvero? Se tutti usano la sua luce, il suo stile, la sua forza, allora è ancora lui o solo una sua ombra?

A Palazzo Barberini è stata organizzata una grande mostra su di lui. Ma sarà solo uno spettacolo per attirare visitatori o un’occasione per capire il suo vero messaggio? In un mondo dove tutto si può copiare, cosa resta di unico in Caravaggio?

Immersi o sommersi? Il pericolo delle mostre-spettacolo

Oggi si parla molto di esperienze immersive. Mostre in cui non si guarda un’opera, ma si viene avvolti da suoni, luci, proiezioni giganti. È bello, certo. Ma è davvero arte? O è solo un effetto speciale?

Immaginiamo Caravaggio in una mostra immersiva: le sue figure ingigantite sulle pareti, la sua luce trasformata in un gioco digitale. Sarebbe un’esperienza coinvolgente, ma sarebbe ancora Caravaggio? Lui non voleva che il pubblico fosse solo spettatore, ma che si sentisse parte della scena, che provasse un’emozione vera. L’arte immersiva di oggi, invece, spesso non ci chiede nulla: ci avvolge, ci ipnotizza, ma non ci costringe a guardare davvero.

Caravaggio non aveva bisogno di schermi o effetti speciali. La sua luce era più forte di qualsiasi proiezione. Eppure, nel mondo di oggi, dove tutto deve stupire, il rischio è che il suo realismo brutale venga trasformato in un’attrazione da luna park.

La forza dell’arte: mostrare ciò che fa paura

Caravaggio non dipingeva solo scene drammatiche. Dipingeva la vita vera, con la sua bellezza e la sua sofferenza. In Giuditta e Oloferne, il sangue sembra colare dal quadro. In Il martirio di Sant’Orsola, la morte avviene in un solo istante. Il filosofo Jean-Luc Nancy diceva che la vera arte non è solo una rappresentazione, ma un pezzo di verità.

Oggi molte opere d’arte cercano di colpirci, ma spesso sono studiate per vendere o per fare scandalo. Caravaggio, invece, non voleva impressionare. Voleva che guardassimo la realtà con occhi nuovi, senza filtri.

Se vivesse oggi, sarebbe un artista ribelle? O il mondo dell’arte cercherebbe di addomesticarlo? Sarebbe un personaggio famoso come Banksy o qualcuno che non vuole essere ingabbiato, come Basquiat? Di sicuro, non si farebbe comprare facilmente.

La luce che ci sfida ancora oggi

Viviamo in un’epoca piena di immagini, ma quante di queste immagini ci colpiscono davvero? Caravaggio usava la luce in modo speciale: non per decorare, ma per rivelare. Il filosofo Heidegger diceva che l’arte è un momento di verità, qualcosa che cambia il nostro modo di vedere.

Oggi, chi ha ancora il coraggio di fare arte così? Quanti artisti vogliono davvero rivelare qualcosa, invece di cercare solo successo? Quanti musei e critici sono pronti a sostenere un’arte che non è comoda, ma che mette in discussione il mondo?

La mostra di Palazzo Barberini è un’occasione per riflettere su tutto questo. Caravaggio non è un pittore del passato. È ancora qui. Perché la sua luce non è solo bellezza, è una ferita che ci obbliga a guardare. E se lo guardiamo davvero, non possiamo restare indifferenti.

I Bari

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Caravaggio (Michelangelo Merisi) I Bari 1595 c.a. olio su tela; 94,2x130,9 cm Kimbell Art Museum, Fort Worth (USA) Crediti: Kimbell Art Museum, Fort Worth, Texas

SCHEDA INFORMATIVA 
Titolo Caravaggio 2025
Sede Palazzo Barberini
Periodo 7 marzo – 6 luglio 2025
A cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon
Prodotta da Gallerie Nazionali di Arte Antica
In collaborazione con Galleria Borghese
Con il supporto di Direzione Generali Musei – MiC
Orari di apertura Domenica – Giovedì: 9:00 – 20:00 / Venerdì – Sabato: 9:00 – 22:00
Ufficio stampa Lara Facco P&C | press@larafacco.com
Lara Facco | +39 3492529989 | lara@larafacco.com
Camilla Capponi |+39 3663947098 | camilla@larafacco.com
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