Félix Gonzàlez-Torres e il tempo

DI SERGIO MARIO ILLUMINATO

Il tempo lo si può misurare soltanto in maniera indiretta, e il susseguirsi di una sequenza di movimenti, spostamenti, modifiche, su corpi, oggetti, paesaggi, lascia la sensazione dello scorrere di questa forza invisibile. Significativa appare la ricerca di molti artisti contemporanei che nel loro lavoro hanno provato non a rappresentare ma a presentare il tempo: osservandolo, marcando, sospendendo, condensando, o allungando il suo flusso.

Le installazioni di FÉLIX GONZÁLEZ-TORRES scandiscono il tempo come riflessione sulla fragilità dell’esistenza umana.

Il consumo della materia assume l’allegoria dello scorrere del tempo sul corpo umano e gli effetti che esso provoca.

Da sempre studiato e conosciuto per la sua arte partecipativa, Felix González-Torres è da considerare anche il maestro del tempo. L’artista individua nella temporalità un vero e proprio recipiente di memorie, un tempo scandito dal ticchettio di due orologi o da due lampadine i cui fili s’intrecciano divenendo un tutt’uno.

Il numero due nei suoi lavori diventa ossessione e, contemporaneamente, presenza/assenza di un amore che lentamente si spegne.

Il numero due rappresenta da sempre l’unione di due elementi, pertanto è comunemente considerato come il numero delle relazioni di coppia, in González-Torres è una presenza velata ma costante. Il riferimento alla duplicità diventa per l’artista un leitmotiv e l’unico modo possibile per esprimere una temporalità che non ha specificità ma che sopravvive nel suo “qui ed ora”.

Nel lavoro di González-Torres ci troviamo spesso di fronte ad una presenza iconica in cui le immagini, attraverso l’assenza del corpo, prendono vita.

L’assenza può essere temporanea o definitiva, come nel caso della morte. Lì, dove il corpo non c’è più, esiste «un’assenza visibile», che permette di trasformare l’assenza in una presenza.

È un tempo che scivola continuamente via, quello di Felix González-Torres. Drammaticamente poetico, mette in scena una straziante visione personale dell’amore, quello per il suo compagno, in un tentativo di esorcizzare la morte attraverso la presenza/assenza di un corpo effimero che gradualmente scompare dalla vista ma che resta ben saldo nelle forme e nell’essenza.

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