DI ROBERTA MELASECCA
Casa è il nostro rifugio, il nostro sistema di protezione. Casa è dove manteniamo strette le nostre intimità, è il meccanismo di transizione tra noi e il fuori. Dentro la casa tracciamo continuamente i nostri territori interiori e li connettiamo con quelli esteriori ed ogni oggetto che poniamo nello spazio è la diretta emanazione delle nostre esperienze. La casa conserva e difende, dona a noi quella fortezza che consente di aprire la porta e andare per le vie. In ogni luogo che attraversiamo cerchiamo di ricostruire quelle dinamiche di relazione che abbiamo instaurato con il nostro ‘rifugio’ e lo reiteriamo nel modo in cui viviamo nelle diverse dimensioni e in come ci rapportiamo con gli altri. La casa è il nostro metro di riferimento, la bussola che utilizziamo per orientarci nel mondo.
Diverse e simili sono le percezioni che attiviamo nel caso in cui la casa si trovi immersa nel cuore di un agglomerato cittadino o nel caso in cui essa sorga in un ambiente non urbano. Nei sistemi urbani manteniamo la casa quale ambito di separazione netto e definito e l’esterno coincide con la strada, con la piazza, realizzati da un deliberato intervento umano. In essi la nostra presenza varia in base alle condizioni sociali che vi troviamo, che generiamo e che da fattori esterni sono determinate. Nell’ambiente naturale la casa è permeabile, sfrangiata, attraversabile: gli stessi paesaggi, anche se forgiati dalla nostra laboriosità, penetrano nella nostra dimora come dolce respiro riportandoci alla riscoperta della nostra essenza. Noi siamo Natura, nasciamo dallo stesso spirito e dallo stesso anelito verso la vita e la sua trasformazione. Qui gli esseri animati giungono con la loro imponenza, si insinuano con il loro sentore ed odore, invadono le pareti e i pavimenti, silenziosamente, alla ricerca di un rinnovato equilibrio. Comprendiamo allora che noi e le piante, ad esempio, non siamo così diversi: viviamo, cresciamo in funzione delle risorse a disposizione, comunichiamo e ci scambiamo informazioni, costruiamo comunità, formiamo e colonizziamo.
In diretta simbiosi con i contesti naturali, progettiamo nuovi scenari per la nostra vita. Ed è quello che ho visto fare, seppur a grande distanza, da Emanuela Camacci nel suo intervento in Corea del Sud per la Geumgang Nature Art Biennale, una mostra internazionale di Nature Art, promossa da Yatoo – Korean Nature Artists’ Association, realizzata attraverso una residenza artistica di tre settimane da numerosi artisti provenienti da diversi paesi e nazioni. «Questa Biennale si chiede seriamente quale tipo di ambiente abbiamo bisogno oggi, realizzando un altro tipo di arte, in un’era di grave crisi ambientale. Nella foresta, ogni artista partecipante ha cercato di riflettere sull’uomo nella natura e sul recupero del rapporto tra natura, arte e uomo attraverso la realizzazione di ‘rifugi ricostruiti con l’arte’» afferma il critico d’arte Kim Seong-ho.
Emanuela Camacci, artista italiana di base a Roma che da tempo affronta il dialogo tra essere umano e ambiente attraverso la lavorazione scultorea di materiali naturali (pietra, legno, ecc.), ha voluto fare intimamente proprie le parole del curatore. Il suo è un rifugio di fiducia, tra essere umano e non umano, riconoscendo la stessa sostanza di cui siamo composti.
Honeycomb, infatti, evoca la forma di un favo di api selvatiche, un nido immerso nel bosco, tra alberi e radure: sostando all’interno, si può guardare il paesaggio attraverso uno schermo alternato, le fessure tra un piano e l’altro della struttura in legno, e sentire che è la natura stessa ad offrire riparo. L’artista ha semplicemente assecondato il suo volere: la natura entra in risonanza con l’aria e lo spazio e la materia plasmata si espande dalla cima del cielo al basso della terra. L’opera si erge quale albero artificiale che nulla possiede di estraneo al luogo che la ospita e sta lì, ad attendere che qualcuno o qualcosa la animi, respirando l’odore di pioggia e sentendo scricchiolare le sue membra sotto il sole che filtra.
L’artista propone, in tal modo, la possibilità di un nuovo urbanesimo, fatto di assonanze e corrispondenze con i paesaggi interiori ed esteriori: in essi possiamo esperire differenti armonie e proporzioni e conferire un inedito e inaspettato ritmo alla nostra esistenza. Ritroviamo la casa, quella che abita in noi, quella che esiste e persiste qualunque sia il luogo in cui transitiamo, in cui ci fermiamo, in cui trascorriamo un solo minuto, un giorno o un’intera vita.
Foto: courtesy l’artista
INFO
Geumgang Nature Art Biennale
Shelter in the forest
Inaugurazione 24 agosto 2024
Yeonmisan Nature Art Park, Geumgang Nature Art Center
98 Yeonmisangogae-gil, Useong-myeon, Gongju-si, Chungcheongnam-do, 32530 Republic of Korea