DI PAOLO GUGLIELMI…diario speciale da Roma a Istanbul
(photo credits of the author of the article)
Mihali ascolta, ti devo proprio fare una domanda: “Ma tu l’hai mai visto il film italiano Mediterraneo di Gabriele Salvatores? Quello che hanno girato qui, sulla tua Isola, nei primi anni ’90 e che ha vinto il premio Oscar?”
Con un’espressione indecifrabile mi risponde: “Sì, certo che l’ho visto. Ha cambiato la vita a tutti noi in pochissimo tempo, nel bene e nel male”.
Forse Mihali non sa che lui fa parte dell’ultima serie di popolazioni che ha vissuto nell’isola a partire dai Lici, Greci Dorici, Crociati, Mamelucchi, Aragonesi, Ottomani, Veneziani, Greci e poi ancora Turchi, Francesi, Italiani, Inglesi ed infine Greci. Quasi tutto il repertorio delle civiltà e dei paesi del Mediterraneo e non. Quest’isola era in una posizione molto strategica per le rotte commerciali e offriva sempre un porto riparato, da qui il suo successo.
Da un punto di vista naturalistico, Kastellorizo non offre molto a terra: vegetazione quasi assente, alture impervie, totale assenza di sorgenti acquifere e conseguente scarso popolamento animale. Ma se fate un giro in barca lungo la costa e mettete il naso sott’acqua, signori miei, la musica cambia! Trasparenze imbarazzanti, fondali spettacolari, grotte dai riflessi fluorescenti, nuvole di pesci ma soprattutto le mie preferite: tartarughe marine e foche monache.
Insomma, un piccolo paradiso per gli amanti del mare, rimasto praticamente intatto al di fuori del piccolo ma bellissimo villaggio porto.
La moglie di Mihali ci porta il “saganaki” di gamberoni appena pescati e un fiasco di vino di Rodi. Con la tramontana che batte forte, all’inizio della primavera, il ristorante di Mihali sul porto è tappa obbligatoria e magnifica, non solo per noi ma per tutta la comunità turca e internazionale che vive a Kas, il villaggio sulla costa turca proprio di fronte a Kastellorizo. Con venti minuiti di traversata è possibile visitare l’isola per mezza giornata e godere della sua ospitalità squisita.
Dicono che un uomo potrebbe guardare all’infinito il fuoco, il mare ed altri uomini che lavorano. È vero! Ma se ci metti anche un pasto raffinato su un moletto in mezzo al mare è ancora più vero. “Guarda papàaa!” Mia figlia di 7 anni mi scuote dall’ipnosi e mi stritola il braccio indicando l’acqua proprio davanti a noi. “Sono giganti e bellissime!” Due teste di tartarughe marine enormi sbucano fuori dal mare e ci guardano insistentemente con aria interrogativa, per nulla spaventate. Che diamine, penso, sono comunque animali completamente selvatici e non dovrebbero essere così poco intimorite dall’uomo.
Poi, guardando sul basso fondale del porto con acque cristalline, vedo una serie di resti di pesci morti e cibo sparsi tutt’intorno al pontile del ristorante. Capisco. Chiamo Mihali e chiedo spiegazioni e lui, “tomo tomo cacchio cacchio” come diceva Totò, mi confessa che certo, è lui a dargli da mangiare perché sono animali stupendi e soprattutto piacciono da morire ai turisti che gli riempiono il ristorante. Cercando di rimanere calmo e non rovinare una lunga amicizia, gli spiego che nutrire tartarughe marine selvatiche non è assolutamente cosa da fare! In questo modo si altera il loro comportamento naturale, le loro abitudini alimentari e la loro capacità di cacciare e procurarsi il cibo autonomamente. Con una faccia stupita mi dice: “… ma loro sembrano contentissime e vengono da me tutti i giorni!”.
E allora passo agli argomenti più forti. “Hai visto cosa è successo a quel ragazzino a Kas, qui davanti? Stava nuotando vicino alle tartarughe per dargli da mangiare e toccarle, ed una di loro gli ha staccato un dito di netto scambiandolo per cibo. Il colpevole sei tu e tutti quelli che le nutrono!” Incidenti come questo sono frequenti e sono deleteri sia per gli uomini che per le tartarughe, che improvvisamente possono perdere tutto “l’appeal” di creature pacifiche e innocue quali sono ed essere invece mal sopportate o addirittura cacciate e uccise.
Non so se Mihali abbia capito. So che purtroppo le tartarughe marine continuano a frequentare intensamente il porto di Kastellorizo in cerca di ristoratori che distribuiscono cibo.
Ricordo che quel giorno, dopo lo show offerto dalle tartarughe, guardai mia figlia negli occhi e ci vidi estasi e felicità pura. Si innamorò anche lei di questi animali e ancora oggi si ricorda quel momento. Da che parte pende la bilancia? Da biologo marino certamente ho la risposta, ma da padre ho qualche dubbio!
Resta il fatto che, con le tartarughe o senza, l’ultima isola del Mediterraneo offre sempre emozioni forti e indimenticabili.